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sabato 28 marzo 2015

Messico: la Foresta de Los Chimalapas si difende! - Salviamo la Foresta

Il giaguaro è il simbolo de Los Chimalapas, regione del Messico che
ospita il maggior numero di esemplari (Foto: Mat Hayward)

"Tagliaboschi ed allevatori invadono e depredano la foresta de Los Chimalapas da decenni, uno dei polmoni del Messico. Gli indigeni Zoque, ai quali appartiene il territorio ancestralmente, si stanno mobilitando pacificamente per difenderlo. 
Per favore, firmate la petizione per sostenerli > FIRMA ADESSO
Grazie per la diffusione che farete di questa petizione tra le vostre reti di contatti

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"
_____________________________
Approfondimento
La bio - regione de Los Chimalapas si trova nel cuore dell’istmo di Tehuantepec, nel sud – est del Messico. I suoi due municipi di Santa Maria e San Miguel coprono 600 mila ettari, comprendendo la maggiore diversità biologica del Messico e Mesoamerica. Il territorio è proprietà ancestrale del popolo indigeno Zoque, discendente diretto della cultura olmeca. Questo territorio, che difende il popolo zoque, ospita almeno 146 specie di mammiferi, 140 rettili e anfibi, 316 uccelli e 900 farfalle, molte endemiche.

La madre terra non si vende! Si lavora, si protegge e si difende! Los Chimalapas organizza la sua difesa! Esigiamo che gli invasori e i tagliaboschi non attentino ai nostri Beni Comunali! Sono le principali rivendicazioni che hanno presentato gli indigeni zoque nella loro mobilitazione dei giorni scorsi in difesa della loro foresta ancestrale.

Da oltre 50 anni, questo ricchissimo territorio comunale è stato invaso impunemente iniziando da oriente, da tagliaboschi ed allevatori del vicino stato del Chiapas, il cui governo ha favorito l’invasione di terre e il conflitto. Le autorità federali del Messico e di Oaxaca non stanno facendo nulla di efficace al momento, per fermarli.

Questo conflitto agrario nel Los Chimalapas è ricorrente ed ha fatali conseguenze per le foreste maggiormente conservate e biodiverse del Messico.

Ci uniamo ancora una volta al popolo Zoque per esigere al governo federale messicano e al governo dello stato di Oaxaca azioni legali e politiche immediate ed efficaci per fermare la depredazione delle foreste comunali.

Altre info
I conflitti agrari rappresentano, oltre alla deforestazione, l’allevamento estensivo, le monocolture industriali e il cambiamento climatico, grandi minacce per le foreste del Messico. Il governo federale messicano riconosce l’esistenza di diverse centinaia di dispute agrarie nel paese.

L’origine del conflitto agrario attuale nella Regione de Los Chimalapas risale a circa 50 anni fa, quando aziende del legname, con l’appoggio del vicino governo del Chiapas e con l’avallo del governo federale, si installano nella zona a oriente del territorio Zoque Chimalapa. Hanno installato 25 segherie che da 27 anni stanno sfruttando e saccheggiando 100 mila ettari di foresta di pino e foreste di montagna.

Per nascondere questo saccheggio e gli interessi economici e politici illegittimi, hanno “creato” il conflitto ancestrale interstatale Chiapas- Oaxaca ed hanno fondato i primi ejidos (comunità) sulle terre comunali zoque, includendo contadini e lavoratori del settore del legname. Questa strategia di controllo territoriale si completa con il trasferimento ai territori comunali di chimalapas di famiglie indigene tsotsiles di un’altra regione del Chiapas, los Altos, sfollati a causa di conflitti interreligiosi o per carenza di terra. In questo modo hanno creato un intenzionale, assurdo e tragico conflitto tra indigeni che vivono in condizioni precarie, zoques chimalapas e tsotsil, usato per coprire, in modo indisturbato, la depredazione dei beni naturali comuni, da parte dell’industria del legname – come in questo caso – allevatori, latifondisti e politici corrotti. Le invasioni dei terreni comunali sono state costanti, e si sono aggravate negli ultimi anni.

La popolazione indigena zoque sostiene che si trovava in quelle terre prima che gli stati di Oaxaca e Chiapas esistessero in quanto tali e chiede appoggio per continuare a difenderle e preservarle.

Secondo alcuni ricercatori messicani, il Messico ha perso in modo irreversibile il 95% delle sue foreste tropicali durante il XX secolo. Ne rimangono solo circa 2 milioni di ettari. Dei 65 milioni di ettari di foreste e boschi, il Messico ne perde annualmente circa 150.000 ettari, secondo le autorità, cifra che gli ambientalisti elevano a oltre 300.000 ettari. Una buona parte della superficie di foreste e biodiversità conservata si trova a Los Chimalapas. Il Messico è uno dei 15 paesi con maggiore biodiversità del pianeta.
FONTE

Ulteriori informazioni:
Blog de Los Chimalapas
Informazioni sul conflitto storico de Los Chimalapas

giovedì 12 marzo 2015

I contadini del Brasile dicono NO agli alberi transgenici! - Salviamo la Foresta

Le piantagioni industriali sono una minaccia per la natura e le persone (Foto: Salva la Selva-KS)
Ecologisti e contadini sudamericani lanciano l’allarme. In Brasile, gli alberi transgenici minacciano gli esseri umani e la natura. Il governo brasiliano potrebbe approvare l’implementazione di enormi piantagioni agroindustriali di eucalipti geneticamente modificati. Aiutateci affinché questo non avvenga firmando la nostra azione
Grazie per la diffusione che farete della nostra azione tra le vostre reti di contatti

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta

Approfondimento
Il 5 marzo, migliaia di contadini hanno occupato i terreni della compagnia FuturaGene nello stato brasiliano di SãoPaulo. Hanno manifestato contro l'implementazione di piantagioni industriali di eucalipti geneticamente modificati, sradicando migliaia di alberi transgenici che la compagnia coltiva in serra.

Altri 300 contadini hanno occupato gli uffici della Commissione di Biosicurezza (CTNBio) nella capitale Brasilia. La commissione che dipende dal Ministero per la Scienza, Tecnologia ed Innovazione avrebbe deciso lo stesso giorno se autorizzare la coltivazione di alberi transgenici.
(continua a leggere QUI!)


Altre informazioni
L’occupazione della compagnia Suzano a Itapetininga-SP, ha segnato la giornata dell’8 marzo, Giornata Internazionale delle Donne, ormai emblematica in Brasile da anni, soprattutto per l’attività delle contadine del Movimiento Sem Tierra.

Sotto l’egida di Mulheres em luta: pela soberania alimentar, contra a violência e o agronegócio!-Donne in azione per la sovranità alimentare, contro la violenza e l’agroindustria – la mobilitazione di massa è apparsa in diverse zone del paese per mostrare l’opposizione nei confronti della concentrazione di terra e la gestione del mercato agrario da parte di poche compagnie multinazionali, che impediscono il diritto di accesso alla terra a milioni di famiglie del paese, che si battono attivamente e pacificamente per una riforma agraria che ancora non arriva.


Occupazione tenuto nella Itapetininga-SP Suzano, che segna il cammino di lotte dell'8 marzo. Donne in lotta: per la sovranità alimentare, contro la violenza e l'agrobusiness! il video..

domenica 18 gennaio 2015

No zoo No circo: fermate il traffico di cuccioli di elefante! - Salviamo la Foresta



"Catturati nello Zimbawe per la vendita all’estero, 36 cuccioli di elefante affronteranno un destino terribile: il circo e gli zoo asiatici. La cattività porta spesso alla morte. Separati dalle loro famiglie, gli elefanti non crescono sani e felici e muiono in poco tempo.
Firmate la petizione per fermare il traffico di elefanti
Grazie per la diffusione che farete di questa petizione fra le conoscenze e reti sociali
Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"

Approfondimento:
"Gli ambientalisti dello ZCTF (Zimbawe Conservation Task Force) informano che svariate decine di cuccioli di elefante sono stati catturati nel parco nazionale Hwange, nello Zimbawe occidentale. Vengono separati dalla loro mandria per essere venduti in altri paesi come Cina ed Emirati Arabi Uniti. Qui verrebbero esibiti nei circhi e negli zoo.

Il governo dello Zimbawe sostiene che il commercio di animali selvatici vivi é legale e che ci sono le garanzie per il benessere degli animali, nel rispetto degli accordi internazionali. Uno di questi, firmato dallo Zimbawe, é la Convenzione di Washington sul Commercio Internazionale di Specie Minacciate di Fauna e Flora Silvestre (CITES) che stabilisce che la specie “durante qualsiasi periodo di transito, permanenza o tramite, venga trattata adeguatamente, al fine di ridurre al minimo il rischio di ferite, deterioramento della sua salute o maltrattamento”.

In quanto firmatario, lo Zimbawe rispetta l’accordo – almeno sulla carta. Però, la realtà è un’altra: la cattura dei cuccioli, la separazione dal loro gruppo e i lunghi viaggi, procurano notevole stress a questi animali procurando loro traumi severi. Negli zoo o nei circhi, soffrono per la vita in gabbia, per la monotonia, i maltrattamenti e lo sfruttamento. Frequentemente gli animali muoiono in poco tempo. Dei quattro cuccioli esportati in Cina nel 2012, solo uno è ancora vivo.

Per questo, esortiamo il governo dello Zimbawe ad attivarsi per cambiare il triste destino degli elefanti e li lasci vivere nel parco nazionale Hwange. Il governo deve collaborare con le associazioni ambientaliste per assicurare che i cuccioli rimangano nel paese e vengano protetti per essere reintegrati nelle mandrie. Per favore, firmate la petizione per fermare il traffico di elefanti."

giovedì 27 novembre 2014

L'ENI: contributo devastante.

La raffineria a olio di palma dell'Eni di Marghera
 distruggerà 180.000 h di foresta
Dopo la raffineria ad olio di palma di Marghera, l'ENI, a partecipazione statale, ha pensato bene di ampliare la sua produzione di biocarburanti replicando il modello a Gela (CL). Lo riporta il sito SalviamoLaForesta in uno dei suoi numerosi appelli per evitare devastazioni che comportano immensi danni al pianeta. Cosa c'è dietro a queste produzioni? Il profitto ottuso di una multinazionale (una delle tante) che non si fa scrupoli a devastare foreste primordiali per lasciare spazio a monocolture di palme da olio.

Piantagioni di palma da olio in Indonesia.
Foto: WALHI West Kalimantan-Indonesia-Danau Sentarum
Allo scopo di contrastare questa tendenza, SalviamoLaForesta denuncia gli scempi perpetrati e invita tutt* a firmare la PETIZIONE il cui testo è il seguente: 

"Egregi Signori, Gentili Signore,
ho saputo che Agip – Eni sta costruendo una raffineria di biodiesel a Marghera (Ve). La materia prima da raffinare sarebbe l’olio di palma importato da Indonesia e Malesia.

Per implementare monocolture di palma da olio si distruggono le foreste tropicali del sud - est asiatico, che sono anche l’habitat degli ultimi oranghi. La raffineria che ha una capacità di 500.000 tonnellate di olio di palma all’anno, avrà bisogno di una superficie per la coltivazione di 180.000 ettari di palma da olio provenienti da quello che prima era foresta. Circa 1.200 oranghi così perdono la loro dimora e per questo muoiono.

La politica europea che incentiva l'uso degli agrocombustibili e quindi la proliferazione di raffinerie di biodiesel, come quella dell’Agip – Eni a Marghera non ha nulla di ecologico, nè di responsabile e per questo deve essere fermata immediatamente.

Faccio appello alla loro sensibilità, in attesa di una risposta porgo

Distinti Saluti"

Questi signori se ne fregano del futuro del pianeta come se vivessero altrove. Mi chiedo quale e quanta avidità li porti ad una irrazionalità simile. Ma mi sembra ora inutile parlare dei loro problemi psichiatrici: dobbiamo opporci fortemente a queste scelte che porteranno entro breve a morte e distruzione di animali, umani e ambienti irrecuperabili dal punto di vista ecologico se continuano così.
Vi invito a firmare la PETIZIONE DI SALVIAMOLAFORESTA e a partecipare a qualunque protesta venga organizzata online o nelle piazze italiane.

Vi informo delle seguenti utili iniziative:
> #STOPOdP: informati e informa! una campagna organizzata da Earth Riot (Convivenza Pacifica) contro la produzione di quest'olio maledetto che ormai da un paio d'anni contribuisce ad informare sulle devastanti conseguenze di questa monocoltura.
CONTRO L'USO DI OLIO DI PALMA NEGLI ALIMENTI una mail di protesta da inviare alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in Italia, allo scopo di "informarli" che "sappiamo" e quindi "boicottiamo" gli alimenti contenenti olio di palma.
> Vi invito ancora una volta a visionare "Green", un interessantissimo documentario messoci a disposizione dallo stesso autore senza alcun impedimento di copyright. Il documentario testimonia lo scempio che sta avvenendo in alcune zone del pianeta a causa della monocoltura di palme da olio!

Ogni iniziativa a scopo informativo e di opposizione avrà eco e rilevanza in questo blog. 
Pertanto chi organizza eventi in merito, mi scriva: goodbearblind@gmail.com.
 
News:

venerdì 26 settembre 2014

Thailandia: il patrimonio dell'umanità è minacciato - Salviamo la Foresta

Un animale in estinzione nel parco Dong Phayayen-Khao Yai in Tailandia
Foto: La Thailandia mette in pericolo gli animali in un sito naturale, Patrimonio mondiale
(photomontage: Flickr/whitecat sg - CC BY-NC 2.0 - et Amax1 - domaine public)

La Thailandia ha perso gran parte delle sue foreste negli ultimi decenni. Invece di preservare le restanti foreste dalla fauna unica, il governo tailandese ha deciso di far passare un'autostrada all'interno del complesso forestale di Dong Phayayen-Khao Yai, un sito naturale Patrimonio dell'Unesco.

Per favore, scrivete al governo della Thailandia chiedendo di fermare l'ampliamento dell'autostrada 304 e di proteggere il Patrimonio mondiale dell'umanità
Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta

APPROFONDIMENTI
L'autostrada 304 è una minaccia mortale per gli animali da oltre 40 anni, in Thailandia. Oggi, il governo tailandese ha deciso di ampliarla all'interno di un sito naturale, Patrimonio mondiale dell'Unesco.

Il complesso forestale di Dong Phayayen-Khao (DPKY) si compone di cinque aree protette, quasi contigue, che si estendono per 230 km. Ospita una fauna considerevole di cui fanno parte specie minacciate, come il coccodrillo del Siam, l'elefante asiatico, la tigre e il banteng – bos javanicus. Il ruolo speciale di anello di congiunzione tra le varie specie di questo complesso forestale è oggi in grave pericolo.

Durante una giornata frenetica nella quale sono stati approvati 24 progetti, le autorità tailandesi hanno deciso di ampliare da due a quattro corsie - per un totale di 18,5 km - un tratto dell'autostrada 304 tra il Parco Nazionale Khao Yai e Thap Lan.

Per l'UNESCO, le strade sono una minaccia per il Patrimonio mondiale dell'umanità

Secondo i promotori del progetto, un sistema di recinzioni e reticolati, così come la costruzione di ponti e di tunnel permetteranno agli animali di attraversare l'autostrada senza problemi. I difensori degli animali dubitano fortemente che si possa proteggere la fauna in questo modo.

L'Unesco e il relativo comitato scientifico UINC considerano lo sviluppo della rete autostradale come un ostacolo alla libera circolazione degli animali e un pericolo per l'integrità del DPKY. Esigono che si stabiliscano dei forti limiti di velocità e di impedire l'apertura o l'ampliamento di qualsiasi altra strada all'interno del sito naturale, in caso contrario il DPKY verrebbe eliminato dalla Lista del patrimonio mondiale.

Per favore, scrivete al governo della Thailandia chiedendo di fermare l'ampliamento dell'autostrada 304 e di proteggere il Patrimonio mondiale dell'umanità.

martedì 26 agosto 2014

Condannata dalla miniera: Máxima è innocente! - Appello di Salviamo la Foresta

Máxima Acuña Chaupe accanto alla laguna (Foto: Jorge Chávez Ortiz)
"In Perù, un giudice ha sentenziato per Máxima Acuña Chaupe due anni e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di un'ammenda di 5.500 soles (circa 2.400 Euro) a favore della mineraria Yanacocha, per presunta usurpazione di terre. Firmate oggi stesso la petizione per porre fine alla violenza e la persecuzione contro Máxima, che difende la terra
Grazie per la solidarietà nei confronti di Máxima e per la diffusione che farete di questa azione

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"
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Approfondimenti:
"La miniera Yanacocha, la più grande in America Latina, impone il suo progetto Conga incurante dei diritti delle popolazioni, come nel caso di Máxima Acuña Chaupe, donna peruviana di Cajamarca, che vive con la sua famiglia nelle terre ambite dalla miniera.

Máxima, suo marito e le sue figlie si dedicano all'agricoltura e alla pastorizia, coltivano fave e patate che vendono al mercato locale. Con i frutti del loro lavoro, hanno costruito una piccola casa nella quale vivono umilmente educando le loro figlie.

La terra non si vende

Da 10 anni, Máxima Acuña e la sua famiglia si rifiutano di vendere le loro terre. Per questo motivo sono stati aggrediti brutalmente dal personale della miniera che è entrato nella loro proprietà ed ha distrutto la loro casa vicino a Laguna Azul. Máxima è stata colpita, trascinata a terra, la sua terra invasa, i suoi cagnolini e le pecore uccisi. La famiglia Acuña Chaupe è rimasta all'addiaccio a Jalca, e con la solidarietà di amici e familiari ha ricostruito la propria dimora. In seguito sono stati denunciati dalla compagnia mineraria e ora condannati.

E come se non bastasse, dopo la sentenza di condanna, l'8 agosto del 2014 la Miniera Yanacocha ha presentato nuove denunce contro la famiglia Chaupe alla Procura di Celendían, per usurpazione dello stesso territorio di Tragadero Grande. Nonostante la legge peruviana impedisca che una persona venga processata due volte per lo stesso reato, il Pubblico Ministero di Calendín ha accolto le denunce, nonostante sappia benissimo che esiste una prima sentenza in merito.

Per favore, firmate oggi stesso la lettera che trovate a destra, completando anche gli spazi sottostanti. La vostra firma si aggiunge alla lettera che verrà consegnata prossimamente alle autorità peruviane competenti, da parte della Red Latinoamericana de Mujeres.

domenica 17 agosto 2014

Malesia: elefanti pigmei avvelenati per la palma - Salviamo la Foresta


Il cucciolo di elefante cerca di rianimare sua madre. Foto: picture alliance / dpa

14 elefanti pigmei sono stati trovati morti nello stato del Sabah in Malesia. “Gli elefanti hanno ingerito veleno per topi. In questo modo i lavoratori della piantagione impediscono agli elefanti di mangiare i frutti della palma”, questo il sospetto di Laurentius Ambu, direttore della locale autorità per la conservazione. L'elefante pigmeo del Borneo è una rara specie di elefante della foresta; ne rimangono solo 1.500 unità – quasi tutte a Sabah.
Firmando la nostra azione esigete che gli elefanti vengano protetti


Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta
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Approfondimenti:
Uno spettacolo orribile è quello che hanno incontrato i guardiani della Riserva Forestale Gunung Rara: un cucciolo di elefante cerca di rianimare sua madre, con la proboscide. Pare sia stata avvelenata, cosi’ come altri 13 elefanti. I loro corpi sono stati trovati nel territorio in uso dall'impresa statale Yayasan Sabah, che sfrutta legname e gestisce una piantagione di palma da olio. Gli elefanti appartenevano alla stessa mandria, che viveva ai margini della riserva forestale – vicino ad un accampamento di lavoratori di una piantagione di palma da olio.

“Gli elefanti hanno ingerito veleno per topi. Così i lavoratori della piantagione impediscono agli elefanti di mangiare i frutti della palma”, sospetta Laurentius Ambu, direttore della locale autorità per la conservazione. L'elefante pigmeo del Borneo è una rara specie di elefante della foresta; ne rimangono solo 1.500 unità – quasi tutte a Sabah.

L'economia della Malesia si basa sulle esportazioni di legname e la palma da olio. Le ultime aree di foresta nello Stato di Sabah e Sarawak oggi sono piantagioni di palma da olio. Con queste foreste, il Borneo perde un grande patrimonio, per le specie di animali e piante che contengono, includendo rinoceronti in estinzione, oranghi e scimmie nasiche (Nasalis larvatus).

Il governatore di Sabah, Musa Aman, è coinvolto nella deforestazione. È lui stesso a concedere i permessi per i tagli e l'implementazione di piantagioni di palma da olio. È anche presidente dell'azienda statale Yayasan Sabah Group. A finel 2012, l’impresa ha iniziato a tagliare 70.000 ettari di foresta per sostituirla con la palma, lasciando gli elefanti privi di spazio.

Per favore, chiedete con forza ad Aman ed al governo malese di fermare immediatamente i crimini contro la natura per proteggere la foresta ed i suoi abitanti.

martedì 5 agosto 2014

Il Cile può salvare le foreste dell'Ecuador - Salviamo la Foresta

L'orso con glli occhiali è in pericolo di estinzione
"La grande compagnia statale Codelco si è unita alla statale mineraria ecuatoriana Enami per estrarre rame nelle foreste di montagna dell'Ecuador. Fiumi cristallini, biodiversità e numerose comunità verranno distrutte per sempre. Le comunità locali si oppongono da sempre al progetto.

Firmando la nostra petizione solidarizzate con le comunità per fare appello al governo cileno affinchè si ritiri da subito dal progetto minerario di Inag e non sostenga la distruzione delle foreste e le violazioni dei diritti umani
Grazie per la diffusione che farete della nostra azione tra i vostri conoscenti e reti sociali
Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta"

Approfondimento:
Il progetto minerario Llurimagua minaccia le foreste di montagna, le sorgenti d'acqua della zona di Intag, nel Cantón Cotacachi in Ecuador. In queste foreste, tra le più biodiverse del mondo, vivono gli orsi con gli occhiali, i galletti delle rocce, giaguari, le scimmie cappuccino marroni e le scimmie ragno, queste ultime altamente in pericolo di estinzione.

Il governo ecuatoriano parla di estrazione mineraria “responsabile” e segue l'esempio di Codelco nel deserto cileno di Atacama. Però, le foreste di Intag costituiscono un ecosistema diverso. La miniera segnerà la loro distruzione e la contaminazione con metalli pesanti come il piombo, cadmio e arsenico e la ricollocazione di quattro comunità. Questo hanno constatato alcuni esperti giapponesi, che hanno studiato la zona negli anni 90 e vi trovarono il rame.

Da allora, la maggioranza della popolazione del Cantón Cotacachi – che mai furono consultati sul progetto – rifiutano la miniera. Due compagnie straniere hanno dovuto abbandonare la zona nel passato: Bishimetals negli anni 90 e Ascendant Copper nel 2007. I gravi conflitti causati queste due compagnie hanno radicato l'opposizione alla miniera nella valle di Intag.

Lo sviluppo del progetto ha causato violazioni di diritti fondamentali, come il recente arresto e l'incarcerazione di Javier Ramírez, presidente della comunità di Junín. Da allora Salviamo la Foresta chiede, assieme ad oltre 140 organizzazioni, la sua liberazione, senza avere risposta alcuna dalle autorità.

Il governo ecuatoriano è insensibile a qualsiasi reclamo e la zona è invasa da forze di sicurezza dello Stato che vigilano, intimídano e criminalizzano chi protesta. Per questo, facciamo appelloal governo cileno affinchè si ritiri da subito dal progetto minerario di Intag (Ecuador) e non sostenga violazioni dei diritti umani.

domenica 13 luglio 2014

Perù: l’Amazzonia è in pericolo - Salviamo la Foresta


Macroscopica deforestazione per seminare palma da olio. Foto: NASA
“Per favore, aiutateci a difendere l’Amazzonia peruviana”. Con questo appello, alcuni abitanti del Perú hanno contattato Salviamo la Foresta. Speculatori stranieri stanno deforestando per piantare palma da olio. Vogliamo aiutare a fermare la deforestazione!

La prossima settimana il presidente peruviano e il ministro dell'ambiente saranno in Europa. Un'eccellente occasione per consegnare loro la petizione e richiamare l'attenzione su questo problema.

Per favore unitevi con la vostra firma alla petizione al governo peruviano.


Grazie per la diffusione che farete di questa petizione tra i vostri contatti e reti sociali.

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta

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APPROFONDIMENTO:
"Gli abitanti dell’Amazzonia peruviana vivono della foresta. Sono agricoltori, pescatori o artigiani, si dedicano anche al turismo in visita alla regione della città di Iquitos. Sono riusciti a mantenere una vita relativamente vicina alla natura.

Però, da alcuni mesi, una forte minaccia pesa sulle terre basse dell’Amazzonia peruviana. La popolazione ha incominciato e percepire movimenti inquietanti. Speculatori stanno distruggendo l’Amazzonia a passi da gigante. Inizialmente in segreto. Recentemente, in settembre, quando un periodico locale ha pubblicato quanto stava accadendo con titoli da prima pagina, l'opinione pubblica ha iniziato a mobilitarsi.Poco a poco si è venuto a sapere che nella sola Loreto, le imprese hanno chiesto al governo la concessione di 60.000 ettari di foresta primaria. Nelle regioni di Loreto e Ucayali la deforestazione di oltre 100.000 ettari di foresta.

Per favore, firmate la petizione al governo peruviano. La deforestazione deve essere fermata, così come le piantagioni di palma."

lunedì 23 giugno 2014

Le api hanno bisogno di aiuto - Salviamo la Foresta


Le api sono minacciate dai neonicotinoidi (Foto: Huertos Urbanos Bahia de Cadiz)

I pesticidi uccidono le api, il loro numero si sta riducendo in tutto il mondo. Per questo, l'Unione Europea ha proibito alcuni insetticidi di Bayer, BASF e Syngenta. Le tre aziende hanno denunciato l'Unione Europea, negando la loro responsabilità per la morte delle api.
FIRMA ADESSO  

Grazie per la diffusione che farete di questa petizione nella rete dei vostri contatti.
Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta


Approfondimento:
"Instancabili volano di fiore in fiore. Per la natura e gli esseri umani il loro lavoro è inestimabile. Non solo producono il miele: impollinano ogni giorno migliaia e migliaia di fiori che si convertiranno in semi, baccelli o frutti. Le api impollinano un terzo delle piante che ci nutrono.

La natura è in grave pericolo: ogni giorno spariscono altri alveari per l'apicoltura e la natura in generale. Le cause principali sono i parassiti, l'agricoltura e i pesticidi.

Un gruppo di sostanze in particolare, i così detti neonicotinoidi, sono relazionati da anni con la morte delle api. L'industria agraria tratta le sementi di mais, colza e grano con sostanze velenose che hanno effetti nocivi sul sistema nervoso delle api. Queste sementi trattate sono potenzialmente dannose, non solo per le api.

L' Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare EFSA ha valutato il rischio dei neonicotinoidi e del Fipronil, una sostanza velenosa, ed ha definito entrambi come "altamente rischiosi per le api". A partire da dicembre 2013, l'Unione Europea ha proibito per due anni i pesticidi di Bayer e Syngenta e l'uso del Fipronil della BASF è stato limitato.

Però, le aziende chimiche vogliono perpetrare i loro affari. Ogni anno i neonicotinoidi generano duemila milioni di euro di profitti. Per scalzare il divieto imposto, Bayer, BASF e Syngenta hanno presentato diverse denunce contro l'Unione Europea, avvalendosi inoltre di campagne pubblicitarie ambigue che confondono l'opinione pubblica sul tema.

Un futuro senza api si può già intravedere in alcune zone della Cina, dove i fiori vengono impollinati artificialmente, ad opera dell'uomo.

Che non diventi la realtà ovunque."

domenica 22 giugno 2014

Liberia: fermiamo gli accaparratori di terra! - Salviamo la Foresta

Il Clan Jogbahn della Liberia si batte per le proprie terre

La comunità del clan Jogbahn in Libera si batte da anni per fermare la compagnia palmicultrice EPO, che vuole appropiarsi delle loro terre senza permesso. Firmate la nostra petizione per appoggiare le comunità e dire al direttivo della EPO e al suo socio di maggioranza, la Kuala Lupmpur Kepong (KLK), che la terra del clan Jogbahn non si tocca
FIRMA ADESSO  

Grazie per la diffusione che farete di questa petizione fra le vostre reti di contatti.
Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta
Rettet den Regenwald e.V.

"Tutto quello che ci hanno lasciato i nostri antenati è conservato in questa foresta", dice Chio del clan Jogbahn della Libera.

Da secoli, il clan vive in questi luoghi. Sono loro che decidono il destino delle loro terre. Oggi, la compagnia britannica Equatorial Palm Oil (EPO), vuole tagliare la foresta per avviare le piantagioni di palma da olio. Secondo Amici della Terra, EPO sta realizzando degli studi che di norma precedono la deforestazione. I membri del clan Jobghan non l'hanno permesso e mai lo permetteranno.

L'opposizione alla EPO risale al 2012. Allora tagliarono le prime porzioni di foresta e piantarono le prime palme da olio. Anche campi coltivati e pascoli furono distrutti. In ogni riunione con la compagnia e le autorità locali, il clan Jobghan ha reiterato il suo diniego al sacrificio delle proprie terre.

Il conflitto si è acuito quando in settembre le forze di sicurezza, assieme a gruppi paramilitari, hanno ataccato con violenza componenti del clan Jogbahn. Molte persone furono ferite e trattenute in modo arbitrario.

Nel marzo scorso, il clan Jogbahn ha celebrato un trionfo. La presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf ha preso le parti della comunità. Però l'allegria è stata breve. La compagnia EPO non si è lasciata impressionare dalle parole della presidente, e incurante dei diritti del clan ha continuato a preparasi per la deforestazione. Il clan Jogbahn ora si sente abbandonato nelle sue rivendicazioni. “Il governo ci deve aiutare, affinchè possiamo vivere nella nostra terra, invece di concederla ad una compagnia che se ne va una volta ottenuto il suo profitto”, afferma Garmondeh Benwon.

Il clan Jogbahn ha bisogno di appoggio internazionale. Dite al direttivo della EPO e al suo socio di maggioranza, Kuala Lupmpur Kepong (KLK), che la terra del clan Jogbahn non si tocca."

martedì 10 giugno 2014

Cambogia: Continueremo a difendere i nostri alberi! - Salviamo la Foresta

I monaci segnalano e catalogano gli alberi per proteggerli. Foto: Mother Nature

Care amiche e cari amici di Salviamo la Foresta,

Gli abitanti della valle del fiume Areng ci trasmettono il loro coraggio.
Difendono gli alberi e gli animali.
Due compagnie cinesi si sono già arrese, però ora una terza vuole costruire una grande diga.
Vi chiediamo di firmare, per fermare il progetto e proteggere la popolazione.

FIRMA ADESSO  
Grazie per la diffusione che farete della nostra petizione nelle vostre reti di contatti.
Saluti cordiali,
Rettet den Regenwald e.V.
Elisa Norio     
Salviamo la Foresta

martedì 6 maggio 2014

P&G proteggerà la foresta, quando non ci sarà più! - Salviamo la Foresta


Rettet den Regenwald e.V.

P&G proteggerà la foresta, quando non ci sarà più!

La foresta è già "pulita" (background: iStockphoto; montage: Salviamo la Foresta)

Care amiche e cari amici,
Procter and Gamble (P&G) è la casa madre di prodotti come Mastro Lindo, Head and Shoulders, Gillette e Olio of Olaz. Promette di usare olio di palma senza deforestare dal 2020. Firmando la nostra azione potrete dire a P&G che il 2020 è troppo lontano e le foreste restanti saranno già distrutte allora!
FIRMA ADESSO  

Grazie per la diffusione che farete di questa petizione tra le vostre reti sociali

Saluti cordiali
Elisa Norio
Salviamo la Foresta