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lunedì 12 ottobre 2015

COMUNICATO/APPELLO: STOP AL MERCATO DELL'OLIO DI PALMA...ORA!

Mentre l'RSPO continua a sostenere l'insostenibile mercato dell'olio di palma rilasciando notizie e informazioni false e fuorvianti, a Sumatra continuano gli incendi per far posto a monocolture intensive di palme da olio.
Di seguito il comunicato/appello delle realtà e delle individualità che ne sono informate e consapevoli.

"Le foreste di Sumatra e della regione del Kalimantan (Borneo indonesiano) bruciano ininterrottamente ormai da un mese.

Solo in questo periodo sono 10.000 gli incendi registrati, appiccati per ottenere nuove aree da colonizzare a monocolture di palme da olio.

Questa pratica è molto utilizzata dalle multinazionali che producono olio di palma, una procedura che si ripete anche due volte all'anno pur di mantenere gli standard produttivi.

Standard produttivi che sono determinati da un consumatore non esente da colpe, che per disinformazione o disinteresse ogni giorno acquista prodotti che contengono questa sostanza, senza magari leggere l'etichetta né domandarsi cosa si celi dietro questo mercato.

La produzione di olio di palma che, ricordiamo, viene impiegato nell'industria alimentare, nei prodotti per l'igiene personale e la cura della casa e nel settore dei falsi biocarburanti, ogni anno mette in ginocchio le foreste indonesiane, sudamericane e africane, causando la morte degli animali che abitano questi luoghi, l'assassinio di chi cerca di opporsi a questa devastazione, l'oppressione dei popoli che risiedono nelle zone colpite.

Oltre all'enorme perdita di biodiversità vegetale e animale in una zona del Pianeta che ospita specie come orango, tigri, elefanti e rinoceronti già di per se a rischio di estinzione, i fumi che si alzano dagli incendi stanno provocando l'intossicazione delle popolazioni della zona e non solo.

Oltre 300.000 indonesiani si sono ammalati recentemente a causa di questi fumi, e nella provincia di Riau sono scattate le operazioni di evacuazione di donne e bambini, ma l'emergenza non riguarda solo queste zone.
Gli incendi sono talmente intensi e continui che una coltre di fumo giallo ha avvolto anche Singapore, un fenomeno definito haze, facendo registrare picchi di inquinamento mai raggiunti prima: il livello di PSI (una scala che descrive la presenza nell'atmosfera delle sostanze chimiche maggiormente pericolose per la salute) ha toccato quota 341.

Una situazione inaccettabile, che denunciamo ormai da tre anni attraverso la campagna StopOdP e che riteniamo debba essere percepita come un problema di responsabilità sociale da parte del consumatore, perché se questo mercato continua ad esistere, se le multinazionali proseguono con la produzione di olio di palma speculando sulla salute ambientale è solo perché ancora oggi esiste una domanda.

Per tutte queste ragioni e nel tentativo di sensibilizzare e responsabilizzare il consumatore riguardo questo problema, domenica 11 ottobre Earth Riot, Antispecist* Libertar* Ferrara e singol* attivist* hanno dato vita a un flashmob di protesta, puntando i riflettori su alcune delle multinazionali che finanziano direttamente il mercato dell'olio di palma.

Nestlé, una delle principali corporation a fare largo utilizzo di questa sostanza nei propri prodotti.
McDonald's, tra i maggiori devastatori dell'ambiente anche attraverso l'industria di carne e derivati animali, membro dell'RSPO e che utilizza olio di palma anche per friggere.
Coop, azienda che, al contrario di quanto dichiara da tempo, non ha affatto eliminato l'olio di palma dai prodotti a marchio, e basta fare un giro tra gli scaffali di un qualsiasi supermercato per accorgersene.
Un'iniziativa che speriamo altri gruppi vogliano riproporre in altre città, che vuole esprimere solidarietà a chi la devastazione causata dal mercato dell'olio di palma la subisce ogni giorno, e in ricordo di tutte quelle vittime vegetali, animali e umane che hanno perso la vita affinché un barattolo di Nutella, un qualsiasi prodotto Ferrero, una merendina Mulino Bianco, una barretta, Mars, Loacker, Kellogg's, Nestlé etc. potessero essere prodotte.
Infografica a cura di http://stopodp.earthriot.org/
Ma è doveroso ricordare che, al contrario di quanto sostenuto da numerose multinazionali del biologico e non, così come dal Wwf che da anni aiuta queste corporazioni a mascherare i crimini provocati dalla produzione di olio di palma, non esiste un mercato sostenibile di questa sostanza.
L'RSPO infatti, fondato nel 2004, non è altro che un'autocertificazione, un organo di facciata creato appositamente dalle multinazionali del settore nel tentativo di mascherare i crimini già citati, nascondendoli dietro un finto alone di sostenibilità. I controllati che si fanno da controllori, un sistema marcio sino al midollo.

Questo è un appello che lanciamo direttamente al consumatore: il mercato dell'olio di palma va fermato subito, e questo può avvenire solo attraverso una maggiore attenzione nelle scelte quotidiane.
L'acquisto di ogni singolo prodotto è come un voto; sceglierlo significa dare il proprio benestare ai crimini che quella determinata multinazionale conduce, diventandone a vostra volta complici.
Prendete posizione, mandate il vostro personale messaggio al mercato, siate parte del cambiamento e tutt* insieme facciamo crollare la produzione di olio di palma, per la salute della Terra e la libertà degli animali e dei popoli colpiti.

Stop Olio di Palma Adesso!

Dedichiamo questa iniziativa alle vittime di Ankara e a tutt* coloro che lottano per un mondo libero da conflitti e dalla cultura del dominio dell'uomo sulla natura, dell'uomo sugli animali, dell'uomo su altri uomini."

G.B. ha ricevuto e diffonde questo appello per affinità di idee e azioni con le realtà e le individualità promotrici. Invita tutt* a raccogliere l'appello, a farlo proprio ed a partecipare al boicottaggio di olio di palma, di prodotti esotici, preferendo vegetali legumi e frutta a km0, ed al boicottaggio delle multinazionali che hanno come unico scopo il solo profitto.

giovedì 27 novembre 2014

L'ENI: contributo devastante.

La raffineria a olio di palma dell'Eni di Marghera
 distruggerà 180.000 h di foresta
Dopo la raffineria ad olio di palma di Marghera, l'ENI, a partecipazione statale, ha pensato bene di ampliare la sua produzione di biocarburanti replicando il modello a Gela (CL). Lo riporta il sito SalviamoLaForesta in uno dei suoi numerosi appelli per evitare devastazioni che comportano immensi danni al pianeta. Cosa c'è dietro a queste produzioni? Il profitto ottuso di una multinazionale (una delle tante) che non si fa scrupoli a devastare foreste primordiali per lasciare spazio a monocolture di palme da olio.

Piantagioni di palma da olio in Indonesia.
Foto: WALHI West Kalimantan-Indonesia-Danau Sentarum
Allo scopo di contrastare questa tendenza, SalviamoLaForesta denuncia gli scempi perpetrati e invita tutt* a firmare la PETIZIONE il cui testo è il seguente: 

"Egregi Signori, Gentili Signore,
ho saputo che Agip – Eni sta costruendo una raffineria di biodiesel a Marghera (Ve). La materia prima da raffinare sarebbe l’olio di palma importato da Indonesia e Malesia.

Per implementare monocolture di palma da olio si distruggono le foreste tropicali del sud - est asiatico, che sono anche l’habitat degli ultimi oranghi. La raffineria che ha una capacità di 500.000 tonnellate di olio di palma all’anno, avrà bisogno di una superficie per la coltivazione di 180.000 ettari di palma da olio provenienti da quello che prima era foresta. Circa 1.200 oranghi così perdono la loro dimora e per questo muoiono.

La politica europea che incentiva l'uso degli agrocombustibili e quindi la proliferazione di raffinerie di biodiesel, come quella dell’Agip – Eni a Marghera non ha nulla di ecologico, nè di responsabile e per questo deve essere fermata immediatamente.

Faccio appello alla loro sensibilità, in attesa di una risposta porgo

Distinti Saluti"

Questi signori se ne fregano del futuro del pianeta come se vivessero altrove. Mi chiedo quale e quanta avidità li porti ad una irrazionalità simile. Ma mi sembra ora inutile parlare dei loro problemi psichiatrici: dobbiamo opporci fortemente a queste scelte che porteranno entro breve a morte e distruzione di animali, umani e ambienti irrecuperabili dal punto di vista ecologico se continuano così.
Vi invito a firmare la PETIZIONE DI SALVIAMOLAFORESTA e a partecipare a qualunque protesta venga organizzata online o nelle piazze italiane.

Vi informo delle seguenti utili iniziative:
> #STOPOdP: informati e informa! una campagna organizzata da Earth Riot (Convivenza Pacifica) contro la produzione di quest'olio maledetto che ormai da un paio d'anni contribuisce ad informare sulle devastanti conseguenze di questa monocoltura.
CONTRO L'USO DI OLIO DI PALMA NEGLI ALIMENTI una mail di protesta da inviare alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in Italia, allo scopo di "informarli" che "sappiamo" e quindi "boicottiamo" gli alimenti contenenti olio di palma.
> Vi invito ancora una volta a visionare "Green", un interessantissimo documentario messoci a disposizione dallo stesso autore senza alcun impedimento di copyright. Il documentario testimonia lo scempio che sta avvenendo in alcune zone del pianeta a causa della monocoltura di palme da olio!

Ogni iniziativa a scopo informativo e di opposizione avrà eco e rilevanza in questo blog. 
Pertanto chi organizza eventi in merito, mi scriva: goodbearblind@gmail.com.
 
News:

venerdì 1 agosto 2014

Indonesia: un omicidio assurdo per la palma da olio - Salviamo la Foresta

Le compagnie palmicultrici assoldano guardie armate
"Care amiche e cari amici di Salviamo la Foresta
Ajak Sismanto voleva solo visitare la sua famiglia: è stato ucciso da un proiettile vicino ad un mulino ad olio di palma. Le compagnie palmicultrici in Indonesia spesso assoldano guardie private per vigilare le loro piantagioni. I nostri partner di Save our Borneo, in Indonesia, chiedono a gran voce che finiscano le violenze contro le comunità e che si risolvano i conflitti di terra. Potete unirvi alla petizione con la vostra firma
Grazie per la diffusione che farete di questa azione tra i vostri contatti e reti sociali.
Un caro saluto
Elisa Norio
Salviamo la Foresta"

Approfondimento:
"Alla PT. Agro Bukit è stata concessa una licenza per una piantagione di palma da olio dal governo municipale di Penyang nel 2004. L'area in questione era di 6.000 ettari di foresta e campi che le comunità locali usavano per la loro alimentazione. Non vennero mai consultate e non ricevettero alcuna compensazione per questa perdita.

È iniziato così un conflitto che continua ancora oggi. Ci sono state manifestazioni costanti per esigere giustizia.

Intanto la PT. Agro Bukit ha tagliato la foresta, ha piantato una vasta monocoltura di palma da olio e raccolto i frutti. Nel 2012, i contadini hanno cercato di attirare l'attenzione per l'ingiustizia subita bloccando le vie d'accesso ai mezzi di trasporto della compagnia, effettuando loro stessi il raccolto. La compagnia ha risposto con la violenza, facendo arrestare i contadini. Questo però ha destato l'interesse dei parlamentari, portando ad un accordo tra la compagnia e le comunità che sancisce che il raccolto si effettuerà solo quando la disputa per la terra verrà risolta.

La PT. Agro Bukit non ha rispettato l'accordo ed ha effettuato i raccolti senza fare nulla rispetto al conflitto. I contadini, delusi, hanno continuato a loro volta, per questo la compagnia ha assoldato altri ufficiali armati per fermarli. A giugno di quest'anno la violenza è culminata: cinque contadini sono stati arrestati per il furto di frutti di palma e un uomo è stato ucciso: Ajak Sismato, che non aveva relazione alcuna con il conflitto.

Secondo le sue stesse fonti, la PT. Agro Bukit gestisce sei piantagioni nel Central e South Kalimatan per un totale di 17,643 ettari. La compagni è parte della Rountable on Sustainable Palm Oil (RSPO), nessuna delle sue piantagioni é stata certificata nel 2012. Ha dichiarato che il 100 per cento delle sue piantagioni e mulini verranno certificati per il 2015.

Questo dimostra che l'essere membri ed avere la certificazione RSPO non aiuta affatto a prevenire il furto di terre, la violenza, gli abusi e le ingiustizie conseguenti.

Lo stesso vale per la compagnia partner della PT: Agro Butik la: Goodhope Asia Holdings, con sede a Singapore che si contende circa 157.000 ettari di terra in Indonesia e Malesia per piantagioni di palma da olio – la metà di questa estensione è già in uso. La Goodhope sta progettando di espandere le sue coltivazioni di palma verso l'Africa occidentale e centrale."

domenica 25 maggio 2014

Da Mr Boycott al consumo critico - G.B.

C. C. Boycott (credits: vanity fair magazine)
Nel quotidiano usiamo spesso termini e parole che hanno origini sconosciute.
Una di queste, per chi lotta per un mondo più giusto per tutt*, è "boicottaggio", un'azione che tende a screditare, ad indebolire, al sottrarsi alla complicità, ad essere critici verso un'azienda produttrice, una persona, una organizzazione di persone o verso un insieme di multinazionali o governi.
Il termine deriva dal cognome di Mr. Charles Cunningham Boycott imprenditore dell'800 in Irlanda al servizio di Lord Erne, grande proprietario terriero, venne messo al bando per lo sfruttamento a cui sottoponeva i contadini.
I contadini, organizzati nella Irish Land League, cominciarono a fargli terra bruciata intorno: i vicini non gli avrebbero parlato, i negozi non lo avrebbero servito, i carpentieri non gli avrebbero aggiustato la casa ed i postini si sarebbero rifiutati di consegnargli la sua posta.
Dopo qualche tempo fu licenziato e fu costretto ad andarsene dall'Irlanda.

Altro termine di fantasia derivato da "boycott", mutato in "buycott", venne coniato da Jeff Coen nel 2005 perchè le persone comprassero la benzina della compagnia Citgo proveniente dal Venezuela di Hugo Chavez, unico presidente di una nazione ad essere stato eletto democraticamente tra i vari paesi produttori di petrolio. 
Si è trattata quindi di una azione di consumo critico, vale a dire in opposizione al consumo compulsivo ed inconsapevole, come comprare cose che non servono, di cui si può fare a meno e macchiati, in origine, da sfruttamento di persone, animali e risorse planetarie. 
Altri esempi di consumo critico si possono ritrovare nel commercio equosolidale ("fair trade" in inglese), o nei mercatini dove si vendono prodotti riciclati o riutilizzati e quindi sostenibili sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista ecologico. 
Qualcuno ha coniato il motto "voti ogni volta che fai la spesa", a sottolineare che un consumo consapevole può avere e realizzare fini politici o etici. 
Ovviamente la consapevolezza presuppone una informazione pulita e scevra da interessi e profitti spinti dall'avidità dei produttori. 
Il consumo critico può è deve comprendere anche il risparmio (finanza etica) o l'acquisto di servizi come trasporti o telecomunicazioni.

Noi vegani etici attuiamo quotidianamente il boicottaggio di attività e prodotti irrispettosi della vita, sia umana sia non umana, come prassi dell'antispecismo in contrapposizione allo specismo imperante, basato su schiavitù, sofferenza e morte di esseri viventi senzienti. Mi ritengo fortunato, anche se spesso è difficile, ad avere acquisito questa consapevolezza, consapevolezza che può esserci solo se si è informati correttamente e che cambia la vita ed il modo di pensare.

(le info sono state tratte da Wikipedia