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martedì 9 febbraio 2016

"...perché si può vivere, si può morire, ma nessuno dovrebbe vivere aspettando di morire...” - Fernando Eros Caro


La storia

Fernando Eros Caro è un Nativo Yaqui/Aztec nato nel 1949 in una famiglia contadina di Brawley, nel sud della California. Dal 1981 è rinchiuso nel braccio della morte di San Quentin per un duplice omicidio di cui si è sempre dichiarato innocente. Il suo avvocato d’ufficio fu incapace di offrire una difesa degna di questo nome, ma fu anche intimidito dalla situazione ambientale: il processo, infatti, si svolse nella contea di Fresno, dove risiede il quartier generale del Klu Klux Klan californiano. Il pubblico ministero nascose alcuni fatti alla giuria, composta solo da bianchi, e chiese di ignorare importanti prove a discarico; inoltre, sbarazzò la giuria dei giurati ispanici e amerindiani, in barba a una legge federale, e mentì dicendo che ci sarebbero state opzioni di pena.
  
Il giudice del processo ordinò di ammanettare Fernando per tutte le fasi processuali; omise di mettere agli atti alcuni fatti; permise l’ascolto di testimonianze di persone sotto l’effetto dell’ipnosi e, in seguito, venne anch’egli indagato in merito alla sua incompetenza professionale. Durante il processo Fernando venne fisicamente e psicologicamente vessato dal personale della prigione e minacciato di morte dagli altri detenuti. Venne tenuto sotto stretta sorveglianza per la preoccupazione di un suo possibile suicidio e gli vennero somministrati dei farmaci che gli causarono perdita di memoria, letargia esacerbante, depressione e psicosi. Lo psichiatra chiamato dalla corte non trovò niente di meglio che consigliare all’imputato di suicidarsi. 

Dopo 15 anni passati nel braccio della morte gli fu rifiutato (per motivi “tecnici...”) un importante appello, già molte volte rimandato, che poteva permettergli di far rivedere le decisioni del suo processo. Questo rifiuto è stato più preoccupante che in passato; infatti, in seguito alla nuova legislazione, ci sono minori (quasi inesistenti), opportunità per i condannati a morte di ricorrere e le esecuzioni vengono fatte con più facilità. Alla notizia del rifiuto della Corte Federale, Fernando, in una sua lettera, commentò: “Nella mia richiesta di appello c’erano molte cose che avrebbero messo in discussione il giudizio che ho subito. Sono state raccolte molte prove che avrebbero dimostrato la mia innocenza e c’erano anche degli esperti disponibili a pronunciarsi in mio favore con dei test che mi avrebbero scagionato. Tutto questo era in lista di attesa, prima che si decidessero a concedermi un’udienza. Poi, Clinton ha firmato quella legge, e adesso, adesso tutto quello che avevo pronto per affrontare l’appello non lo posso usare, per loro non vale più! Sento di vivere nella frustrazione. Ed io devo sopportare. Devo sopportare l’insofferenza che mi cresce dentro. Quando il mio avvocato mi ha detto che la richiesta di appello era stata respinta, è stato come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Adesso sono qui, con la testa stretta tra le mani, a cercare di convincermi che tutto questo non sia vero...”. 

Il 10 agosto 2000, un giudice della Corte Suprema gli ha annullato la pena di morte. In seguito, lo Stato della California ha presentato un ricorso contro la sentenza, ma lo ha perduto. Ora, la stessa cittadina di Fresno, è fermamente intenzionata a riaprire il processo per infliggere a Fernando Caro una nuova sentenza di morte……… nonostante che uno dei due presunti testimoni dell’accaduto abbia ritrattato.


L’uomo e l'artista

Nella sua cella di un metro e mezzo per tre, Fernando è diventato un pittore autodidatta. Ha sempre cercato di fare qualcos’altro che non fissare le quattro pareti che ne imprigionano il corpo. Ed è stato un pezzo di matita a mostrargli la strada. 

Dipingere lo aiuta a non prostrarsi, a reagire allo squallore che lo circonda, ma nelle sue opere la condizione del suo drammatico presente diventa un’assenza voluta, cercata: “...è già sufficientemente brutto vivere in un incubo - scrive - e non mi aiuta doverlo rivedere anche appeso alle pareti della mia cella”. Egli esprime la sua arte ispirandosi al mitico “Maso”, il sacro Cervo Yaqui; questo gli fornisce una fede, una fonte di forza interiore e un profondo legame con le sue origini ancestrali. 

Per sostenerlo, moralmente ed economicamente, vengono organizzate delle esposizioni dei suoi dipinti ed è stato pubblicato un libro (Prigionieri dell’uomo bianco, KAOS Ed.) che raccoglie le sue lettere e quelle di un altro Nativo americano condannato a morte, Ray Allen. 
In questi scritti sembra di sentire il canto di un popolo che si rinnova attraverso la sofferenza dei suoi figli migliori, un canto con la forza dell’incubo che sa farsi sogno. Scrive Fernando: “Se un giorno riuscirò ad uscire, libero da questa casa di ferro, passerò il resto della mia vita a lottare contro la pena di morte ... perché si può vivere, si può morire, ma nessuno dovrebbe vivere aspettando di morire...”.

Alcune delle splendide opere di Fernando con la musica di Marco, in questo video.

sabato 30 maggio 2015

Immàginati - G.B.

Immaginati imprigionato senza saperne il motivo...

Immaginati picchiato e seviziato senza che tu ne capisca il perchè...

Immaginati colpito a randellate perchè non fai ciò che ti dicono in una lingua sconosciuta...

Immaginati dolorante fin dentro le ossa per il freddo e per le botte subite...

Immaginati pigiato in poco spazio assieme a tanti fratelli e sorelle con la tua stessa sorte...

Immaginati ormai privo di forze e con le mammelle che ti fanno male tanto sono grosse e pesanti...

Immagina che appena hai partorito ti portano via il bambino che aspettavi dentro te...

Immaginati privo di forze, magrissimo e con la pancia gonfia perchè non c'è nulla da mangiare...

Immaginati rincors* da una muta di cani che abbaia e guaisce minacciosa...

Immaginati il primo morso di un cane che non capisci perchè ti morde...

Immaginati colpito dal proiettile di un fucile che ti brucia dentro e ti fa perdere pian piano i sensi...

Immagina di divincolarti per fuggire ed il cuore ti scoppia di paura...

Immaginati di soffrire i morsi della fame e di rinsecchirti per la sete...

Immaginati libero e subito dopo in una rete assieme a tanti altri della tua famiglia...

Immaginati issato con forza in una rete e pigiato sotto il peso di tantissimi tuoi fratelli e amici...

Immagina di soffocare perchè ti manca l'aria...

Immaginati sgozzato che perdi forze e sangue e non ne conosci il motivo...

Immagina di dormire per cercare di alleviare il dolore di vivere senza avere il minimo indispensabile per sfamarsi...

Immaginati in fila assieme a tanti altri tuoi simili prima di entrare in un luogo in cui in tanti sono entrati ma nessuno ne è uscito...

Immaginati in braccio a tua madre che non ha più nemmeno una goccia di latte da darti per sfamarti...

Immaginati di essere in un luogo asettico, bloccato nei tuoi movimenti e qualcuno ti taglia o ti inietta qualcosa e non sai il perchè...

Immaginati con un taglio lungo tutta la tua pancia e le tue viscere ti fanno male al freddo del laboratorio...

Immaginati con un perno d'acciaio in testa dove un gigante attacca dei cavi e non ne conosci il motivo...

Immagina di chiudere gli occhi per alleviare il dolore profondo e sconosciuto che senti dentro e fuori...

Immaginati legato e rinchiuso in una gabbia...picchiato perchè hai voglia di correre e giocare e non puoi...

Immaginati senza aver nulla da mangiare e da bere...

Immaginati affamato e stanco...

Immaginati ormai svuotato di tutto ciò che il tuo corpo conteneva perchè non riesci a trattenere la diarrea...

Immaginati in un luogo dove non c'è altro che polvere...

Immaginati legato con una catena al collo senza poter correre libero e la catena ti fa male...

Immaginati e immagina...non puoi ignorare o far finta di niente...non più!

Ora agisci!!!