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giovedì 28 maggio 2015

Ultima ora - Sì all'uguaglianza nei matrimoni civili, svolta storica in Irlanda - Amnesty International

Come in altre parti del mondo, anche in Italia i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate(Lgbti) spesso rischiano di essere violati.

Oltre a una radicata cultura discriminatoria, il mancato riconoscimento nella legislazione italiana delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso impedisce il godimento dei diritti necessari all’autorealizzazione, alimenta la stigmatizzazione e la discriminazione e favorisce gli abusi nei confronti delle persone Lgbti.

38 associazioni chiedono al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, di garantire che sia eliminata ogni forma di discriminazione nella legislazione italiana sul matrimonio civile, aprendolo anche alle coppie dello stesso sesso, riconoscendo i matrimoni e le unioni celebrate all'estero e assicurando pari diritti ai figli delle persone dello stesso sesso.

In Tanzania, bracconaggio segreto di Stato: ambientalisti censurati - Salviamo la Foresta

Nuove leggi promulgate recentemente in Tanzania criminalizzano e condannano chiunque divulghi dati e statistiche che non coincidano con le cifre ufficiali del governo. Per esempio, riguardo all’uccisione illegale di elefanti per l’avorio. Scriviamo al governo perché ponga fine a questo sproposito.
Un elefante nel Serengeti
Firma la > PETIZIONE!!!

In Tanzania, ambientalisti, attivisti, giornalisti e scienziati affrontano un futuro incerto: nuove leggi criminalizzano la distribuzione di informazioni scomode o biasimevoli per il governo – compresi report che relazionano funzionari del governo a crimini contro la biodiversità.

La circolazione delle informazioni è cruciale per un lavoro efficace e per combattere la caccia illegale di elefanti ed il contrabbando del loro avorio. Le nuove leggi in Tanzania potrebbero servire a bloccare le azioni indipendenti volte a conservare la biodiversità e garantire i diritti umani.

L’anno scorso, il governo ha proibito la circolazione di un report dell’Agenzia di Investigazione Ambientale, EIA, nel quale si concludeva che il paese ha perso due terzi dei suoi elefanti nei sei anni precedenti e responsabilizzava di questo “le più alte sfere del governo”. Secondo la EIA, la popolazione degli elefanti della Tanzania si è ridotta a 55.000 unità rispetto alle 142.000 dei dieci anni precedenti, durante il governo dell’attuale presidente Kikwete.

Il Grande Censimento degli Elefanti, un progetto di due anni del creatore di Miscrosoft, Paul Allen, ha constatato di recente che nel Parco Nazionale Ruhaha e nelle riserve di caccia vicine, la popolazione degli elefanti è passata da 20.000 a 8.000 in un solo anno. Il governo tanzaniano non ha pubblicato alcun report ad oggi, sostenendo che necessita una “ulteriore convalida”.

Anziché inasprire la repressione, la Tanzania necessita di maggiore libertà di informazione. Ora più che mai, devono nascere iniziative dal basso per obbligare il governo ad agire in modo responsabile. Per favore, firmate la nostra zione esigendo al presidente Kikwete di porre fine al regime di censura che ha stabilito. Questioni controverse come il bracconaggio non devono essere un segreto di stato.

INFORMAZIONI
Rispetto alla conservazione, il governo occulta le dimensioni della caccia illegale e del contrabbando di avorio, invece di prende misure adeguate per porre fine a queste attività criminali. Inoltre, può arrestare gli ambientalisti che pubblicano i dati che contrastano con le cifre ufficiali.

Siccome gli ambientalisti usano sempre di più le reti sociali per diffondere azioni ed informazioni sulla caccia illegale o il contrabbando di avorio, il governo può impedire la loro attività e può anche, volendo, arrestarli e metterli in carcere.

La questione va oltre la biodiversità

Il momento è cruciale in Tanzania, per la libertà, lo sviluppo ed il grande patrimonio naturale del paese. Queste leggi arrivano in un momento decisivo – prima delle elezioni, in un momento in cui una nuova generazione di giovani, brillanti, è pronta a dare il proprio contributo in questioni serie e fondamentali che vanno oltre i crimini contro la biodiversità come il cambiamento climatico, l’aumento demografico, il benestare sociale, la corruzione.

Alcune organizzazioni hanno analizzato le conseguenze delle nuove leggi che ostacolano gli ambientalisti nella pubblicazione di informazioni critiche.

La Legge sulle Statistiche ritiene illegale diffondere informazioni difformi a quelle divulgate dal dipartimento di statistica ufficiale del governo. In rispondenza a questa legge, la polizia può confiscare in qualsiasi momento computer e server.

La Legge sui Crimini Informatici ritiene illegale condividere informazioni che il governo consideri “ingannevoli, confuse o errate”, lo stesso per la ricezione di questi dati. La polizia potrà confiscare apparecchi e arrestare utenti sospetti di aver commesso un tale “crimine”.

Il governo sta considerando la possibilità di promulgare altre leggi che reprimono la libertà d’espressione e che daranno, quindi, un potere extra al governo.

Ulteriori informazioni sulle conseguenze delle nuove leggi in Tanzania (in spagnolo)

Informazioni in inglese:
Links to bills
“Unofficial” data could land you behind bars
Journalist and wildlife activists threatened over use of false statistics
Why is the Tanzanian governement making information illegal?
The U.S. needs to stop ignoring Tanzania’s media crackdowns
Tanzania’s troubling moves against freedom

sabato 28 marzo 2015

Messico: la Foresta de Los Chimalapas si difende! - Salviamo la Foresta

Il giaguaro è il simbolo de Los Chimalapas, regione del Messico che
ospita il maggior numero di esemplari (Foto: Mat Hayward)

"Tagliaboschi ed allevatori invadono e depredano la foresta de Los Chimalapas da decenni, uno dei polmoni del Messico. Gli indigeni Zoque, ai quali appartiene il territorio ancestralmente, si stanno mobilitando pacificamente per difenderlo. 
Per favore, firmate la petizione per sostenerli > FIRMA ADESSO
Grazie per la diffusione che farete di questa petizione tra le vostre reti di contatti

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"
_____________________________
Approfondimento
La bio - regione de Los Chimalapas si trova nel cuore dell’istmo di Tehuantepec, nel sud – est del Messico. I suoi due municipi di Santa Maria e San Miguel coprono 600 mila ettari, comprendendo la maggiore diversità biologica del Messico e Mesoamerica. Il territorio è proprietà ancestrale del popolo indigeno Zoque, discendente diretto della cultura olmeca. Questo territorio, che difende il popolo zoque, ospita almeno 146 specie di mammiferi, 140 rettili e anfibi, 316 uccelli e 900 farfalle, molte endemiche.

La madre terra non si vende! Si lavora, si protegge e si difende! Los Chimalapas organizza la sua difesa! Esigiamo che gli invasori e i tagliaboschi non attentino ai nostri Beni Comunali! Sono le principali rivendicazioni che hanno presentato gli indigeni zoque nella loro mobilitazione dei giorni scorsi in difesa della loro foresta ancestrale.

Da oltre 50 anni, questo ricchissimo territorio comunale è stato invaso impunemente iniziando da oriente, da tagliaboschi ed allevatori del vicino stato del Chiapas, il cui governo ha favorito l’invasione di terre e il conflitto. Le autorità federali del Messico e di Oaxaca non stanno facendo nulla di efficace al momento, per fermarli.

Questo conflitto agrario nel Los Chimalapas è ricorrente ed ha fatali conseguenze per le foreste maggiormente conservate e biodiverse del Messico.

Ci uniamo ancora una volta al popolo Zoque per esigere al governo federale messicano e al governo dello stato di Oaxaca azioni legali e politiche immediate ed efficaci per fermare la depredazione delle foreste comunali.

Altre info
I conflitti agrari rappresentano, oltre alla deforestazione, l’allevamento estensivo, le monocolture industriali e il cambiamento climatico, grandi minacce per le foreste del Messico. Il governo federale messicano riconosce l’esistenza di diverse centinaia di dispute agrarie nel paese.

L’origine del conflitto agrario attuale nella Regione de Los Chimalapas risale a circa 50 anni fa, quando aziende del legname, con l’appoggio del vicino governo del Chiapas e con l’avallo del governo federale, si installano nella zona a oriente del territorio Zoque Chimalapa. Hanno installato 25 segherie che da 27 anni stanno sfruttando e saccheggiando 100 mila ettari di foresta di pino e foreste di montagna.

Per nascondere questo saccheggio e gli interessi economici e politici illegittimi, hanno “creato” il conflitto ancestrale interstatale Chiapas- Oaxaca ed hanno fondato i primi ejidos (comunità) sulle terre comunali zoque, includendo contadini e lavoratori del settore del legname. Questa strategia di controllo territoriale si completa con il trasferimento ai territori comunali di chimalapas di famiglie indigene tsotsiles di un’altra regione del Chiapas, los Altos, sfollati a causa di conflitti interreligiosi o per carenza di terra. In questo modo hanno creato un intenzionale, assurdo e tragico conflitto tra indigeni che vivono in condizioni precarie, zoques chimalapas e tsotsil, usato per coprire, in modo indisturbato, la depredazione dei beni naturali comuni, da parte dell’industria del legname – come in questo caso – allevatori, latifondisti e politici corrotti. Le invasioni dei terreni comunali sono state costanti, e si sono aggravate negli ultimi anni.

La popolazione indigena zoque sostiene che si trovava in quelle terre prima che gli stati di Oaxaca e Chiapas esistessero in quanto tali e chiede appoggio per continuare a difenderle e preservarle.

Secondo alcuni ricercatori messicani, il Messico ha perso in modo irreversibile il 95% delle sue foreste tropicali durante il XX secolo. Ne rimangono solo circa 2 milioni di ettari. Dei 65 milioni di ettari di foreste e boschi, il Messico ne perde annualmente circa 150.000 ettari, secondo le autorità, cifra che gli ambientalisti elevano a oltre 300.000 ettari. Una buona parte della superficie di foreste e biodiversità conservata si trova a Los Chimalapas. Il Messico è uno dei 15 paesi con maggiore biodiversità del pianeta.
FONTE

Ulteriori informazioni:
Blog de Los Chimalapas
Informazioni sul conflitto storico de Los Chimalapas

giovedì 12 marzo 2015

I contadini del Brasile dicono NO agli alberi transgenici! - Salviamo la Foresta

Le piantagioni industriali sono una minaccia per la natura e le persone (Foto: Salva la Selva-KS)
Ecologisti e contadini sudamericani lanciano l’allarme. In Brasile, gli alberi transgenici minacciano gli esseri umani e la natura. Il governo brasiliano potrebbe approvare l’implementazione di enormi piantagioni agroindustriali di eucalipti geneticamente modificati. Aiutateci affinché questo non avvenga firmando la nostra azione
Grazie per la diffusione che farete della nostra azione tra le vostre reti di contatti

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta

Approfondimento
Il 5 marzo, migliaia di contadini hanno occupato i terreni della compagnia FuturaGene nello stato brasiliano di SãoPaulo. Hanno manifestato contro l'implementazione di piantagioni industriali di eucalipti geneticamente modificati, sradicando migliaia di alberi transgenici che la compagnia coltiva in serra.

Altri 300 contadini hanno occupato gli uffici della Commissione di Biosicurezza (CTNBio) nella capitale Brasilia. La commissione che dipende dal Ministero per la Scienza, Tecnologia ed Innovazione avrebbe deciso lo stesso giorno se autorizzare la coltivazione di alberi transgenici.
(continua a leggere QUI!)


Altre informazioni
L’occupazione della compagnia Suzano a Itapetininga-SP, ha segnato la giornata dell’8 marzo, Giornata Internazionale delle Donne, ormai emblematica in Brasile da anni, soprattutto per l’attività delle contadine del Movimiento Sem Tierra.

Sotto l’egida di Mulheres em luta: pela soberania alimentar, contra a violência e o agronegócio!-Donne in azione per la sovranità alimentare, contro la violenza e l’agroindustria – la mobilitazione di massa è apparsa in diverse zone del paese per mostrare l’opposizione nei confronti della concentrazione di terra e la gestione del mercato agrario da parte di poche compagnie multinazionali, che impediscono il diritto di accesso alla terra a milioni di famiglie del paese, che si battono attivamente e pacificamente per una riforma agraria che ancora non arriva.


Occupazione tenuto nella Itapetininga-SP Suzano, che segna il cammino di lotte dell'8 marzo. Donne in lotta: per la sovranità alimentare, contro la violenza e l'agrobusiness! il video..

domenica 18 gennaio 2015

VOGLIAMO (UNO) SPAZIO su Change.org

"CHI SIAMO?

Siamo artisti, precari, studenti, musicisti, liberi pensatori, comuni cittadini... Crediamo nella libera diffusione e condivisione dei saperi, nell’autogestione, nelle pratiche condivise e senza fini di lucro.

Siamo convinti che l’aggregazione sia il catalizzatore necessario e indispensabile in un territorio così socialmente disgregante e culturalmente ristretto come la Valcamonica, in cui idee e contenuti sono troppo spesso vincolate e determinate dalla logica del profitto e da esigenze prettamente commerciali.

Vogliamo socializzare al di fuori dai #social, vogliamo vivere uno spazio, nella nostra piccola realtà camuna, in cui tessere relazioni reali e non virtuali. Un luogo aperto, di condivisione e di confronto, che sia banco di prova per giovani e precari che difficilmente avrebbero modo di coltivare le loro capacità ed aspirazioni.

Un progetto che faccia da aggregatore e diffusore di tutte le realtà artistico-culturali locali e non: uno spazio di incontro comune e non (del) Comune, che diffonda pratiche sociali alternative e sostenibili nel territorio in cui ci muoviamo ogni giorno.

Un primo passo verso questa direzione è stato sperimentato, seppur con certi limiti, al Kapannone AutoGestito di Pisogne che in cinque anni di attività, ha ospitato le personalità più influenti della scena culturale camuna, dando loro modo di esprimersi in un territorio sterile di opportunità.

Sul palco si sono esibiti musicisti che hanno saputo poi affermarsi oltre la valle e sulle sue pareti sono immortalate le opere di alcuni tra gli autori più rappresentativi del panorama artistico locale e che contribuiscono inequivocabilmente ad accrescerne il valore.

Sono proprio queste realtà/singole persone che hanno visto e vissuto al kag un primo esperimento di autogestione in Valcamonica, che ora chiedono di poter continuare a vivere (e a far vivere) uno spazio analogo, se non migliore, nelle intenzioni e nella partecipazione.

Dal primo gennaio infatti, per motivi più o meno legittimi che non ci interessa qui approfondire, il piccolo capannone comunale cambierà destinazione d’uso: dimenticato per quasi 20 anni dalla sua costruzione, questo stabile ha riottenuto una valenza sociale solo grazie a ingenti sforzi umani ed economici.

Tutto lavoro volontario, non retribuito e autogestito, svolto da un’associazione che ha saputo condividere le proprie attrezzature e lo spazio con qualsiasi realtà territoriale che ne facesse richiesta.

Oltre 143 concerti e più di 150 cineforum/attività culturali negli ultimi anni non sono comunque in grado di descrivere l'enorme potenzialità raggiunte che rischiano oggi di perdersi irrimediabilmente.

Da parte dell'amministrazione comunale non è stata ad oggi proposta nessuna alternativa per continuare ad usufruire di uno spazio come il kag(ex) e questi ultimi 6 mesi di proroga (fino a gennaio) sembrano il classico contentino per far tacere le polemiche sulla sua incombente chiusura.

E' inaccettabile che si voglia stroncare sul nascere quel fermento culturale-sociale che ha avuto modo di esprimersi tra i muri dello stabile in via Neziole, vanificando il duro lavoro svolto in 5 anni da semplici volontari che han permesso di restituire alla comunità uno stabile inutilizzato.

Chiediamo quindi a Enti, Comuni, Associazioni, di rispondere a questo appello collettivo che rispecchia un’ esigenza concreta tra persone e realtà in Val Camonica e Alto Sebino.

Vogliamo (uno) spazio, vogliamo un futuro!"

No zoo No circo: fermate il traffico di cuccioli di elefante! - Salviamo la Foresta



"Catturati nello Zimbawe per la vendita all’estero, 36 cuccioli di elefante affronteranno un destino terribile: il circo e gli zoo asiatici. La cattività porta spesso alla morte. Separati dalle loro famiglie, gli elefanti non crescono sani e felici e muiono in poco tempo.
Firmate la petizione per fermare il traffico di elefanti
Grazie per la diffusione che farete di questa petizione fra le conoscenze e reti sociali
Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"

Approfondimento:
"Gli ambientalisti dello ZCTF (Zimbawe Conservation Task Force) informano che svariate decine di cuccioli di elefante sono stati catturati nel parco nazionale Hwange, nello Zimbawe occidentale. Vengono separati dalla loro mandria per essere venduti in altri paesi come Cina ed Emirati Arabi Uniti. Qui verrebbero esibiti nei circhi e negli zoo.

Il governo dello Zimbawe sostiene che il commercio di animali selvatici vivi é legale e che ci sono le garanzie per il benessere degli animali, nel rispetto degli accordi internazionali. Uno di questi, firmato dallo Zimbawe, é la Convenzione di Washington sul Commercio Internazionale di Specie Minacciate di Fauna e Flora Silvestre (CITES) che stabilisce che la specie “durante qualsiasi periodo di transito, permanenza o tramite, venga trattata adeguatamente, al fine di ridurre al minimo il rischio di ferite, deterioramento della sua salute o maltrattamento”.

In quanto firmatario, lo Zimbawe rispetta l’accordo – almeno sulla carta. Però, la realtà è un’altra: la cattura dei cuccioli, la separazione dal loro gruppo e i lunghi viaggi, procurano notevole stress a questi animali procurando loro traumi severi. Negli zoo o nei circhi, soffrono per la vita in gabbia, per la monotonia, i maltrattamenti e lo sfruttamento. Frequentemente gli animali muoiono in poco tempo. Dei quattro cuccioli esportati in Cina nel 2012, solo uno è ancora vivo.

Per questo, esortiamo il governo dello Zimbawe ad attivarsi per cambiare il triste destino degli elefanti e li lasci vivere nel parco nazionale Hwange. Il governo deve collaborare con le associazioni ambientaliste per assicurare che i cuccioli rimangano nel paese e vengano protetti per essere reintegrati nelle mandrie. Per favore, firmate la petizione per fermare il traffico di elefanti."

giovedì 15 gennaio 2015

La Commissione Europea deve vietare completamente i test sugli ingredienti dei cosmetici - petizione - FIRMATE LA PETA




E' una vergogna. 
A causa delle disposizioni contenute nel più grande programma di test chimici del mondo, la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione ed il regolamento restrittivo per le sostanze chimiche (REACH), gli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici continuano ad essere testati sugli animali all'interno dell'UE. (continua a leggere QUI!)






venerdì 3 ottobre 2014

Cosa si nasconde dietro la carne di cavallo? - EssereAnimali

VOGLIAMO SALVARE I CAVALLI DALLA MACELLAZIONE. 
E' per questo che EssereAnimali per diversi mesi è stata impegnata in una investigazione sconvolgente. L'Italia, purtroppo, risulta essere il primo consumatore in Europa di carne di cavallo. Ogni anno 50mila cavalli devono sopportare "viaggi senza ritorno" che li porteranno ad una orribile e violenta morte in un macello. Vengono importati per la maggior parte dalla Polonia. Gli attivisti con telecamere nascoste, sono riusciti a documentare lo scempio dei lunghissimi viaggi, e le uccisioni nei macelli in un video testimonianza agghiacciante delle ultime ore di vita dei cavalli polacchi, della loro consapevolezza dell'approssimarsi della fine, della loro voglia di vivere nonostante i maltrattamenti, della loro volontà di sfuggire alla sofferenza.

PER TUTTO QUESTO, ADERISCO COMPLETAMENTE ALLA CAMPAGNA E VI INVITO A FIRMARE LA PETIZIONE AFFINCHE' SI METTA LA PAROLA FINE ALLA MACELLAZIONE. 

VI INVITO ANCHE A SEGUIRE GLI IMPORTANTI SUGGERIMENTI QUI PER RENDERE LA VOSTRA VITA E LA VITA DI TUTT* MIGLIORE ED EVOLUTA RISPETTO AD UN PASSATO DI SOFFERENZE E MORTI VIOLENTE SOLO PER TRARNE PROFITTO DA PARTE DI ALLEVATORI E MACELLATORI. 

Visitate > ViaggiSenzaRitorno, documentatevi, prendete coscienza e firmate la petizione.

giovedì 4 settembre 2014

ABOLIZIONE DEGLI ZOO E DELLA DETENZIONE IN CATTIVITA' DEGLI ANIMALI SELVATICI - ABOLITION OF ZOOS AND DETENTION OF WILD ANIMALS IN CAPTIVITY - Bruna Annamaria

EVENTO DI FIRMA E CONDIVISIONE PETIZIONE. 
Ci proponiamo in questo spazio di discutere e approfondire la tematica degli animali negli zoo, e tutto quello che ne consegue. Abbiamo una nuova petizione da presentare al Parlamento Europeo e dobbiamo cercare di raggiungere un grande numero di firme. Quindi firmate, condividete la petizione, e invitate amici. Sarà gradito ogni contributo di link, video, o riflessione, che voi amici vorrete condividere con tutti gli altri. Sarà un luogo dove poter stare insieme mentre cerchiamo di far chiudere questi lager dove gli animali continuano a soffrire e morire. Benvenuti a tutti. :)


PETIZIONE - PETITION
Premesso che la legislazione europea, promossa a partire dal Piano di Azione per il benessere degli animali 2006-2010 è una delle più avanzate al mondo.

Premesso che la Direttiva del Consiglio 1999/22/EC sul "Mantenimento degli animali selvatici negli zoo" permette di rinchiudere gli animali negli zoo solo con i seguenti scopi:partecipare a risultati della ricerca al fine della conservazione della specie e/o dello scambio di informazioni sulla conservazione delle specie e/o della riproduzione in cattività (ripopolamento, reintroduzione di specie allo stato selvatico, ecc.); educare e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla conservazione della biodiversità (informazione sulle specie e i loro habitat naturali); tenere gli animali in un modo che soddisfi le loro esigenze biologiche e garantisca la conservazione di diverse specie (custodie specifiche, cure veterinarie adatte, nutrizione, ecc.); impedire la fuga di alcuni animali ed impedire l'intrusione di parassiti esterni;

Premesso che lo status di cattività degli animali ne danneggia la salute, causando stati di alterazione delle caratteristiche psico-sociali, dell'alimentazione, trattenendoli in luoghi ristretti con climi ben differenti dal loro habitat naturale.

Premesso che un rapporto del 2011 della Born Free Foundation afferma che: “Una media di solo il 13% delle specie tenute in zoo europei sono state classificate come specie minacciate” e sono nella Lista Rossa delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Infine, premesso che centinaia di psicologi si sono espressi sulle valenze pedagogiche negative dell’uso degli animali per divertimento nei circhi, nelle sagre e negli zoo.

CHIEDIAMO

che il Parlamento Europeo, in particolare la Commissione Ambiente, si faccia promotrice di una nuova legislazione sul "Mantenimento degli animali selvatici negli zoo", dal momento che la precedente risale a circa 15 anni fa.

In particolare chiediamo che si valorizzino i centri di recupero, di cura, di ripopolamento e di reintroduzione allo stato selvatico degli animali, che mirano a salvare le specie a rischio con l'obiettivo finale di reintrodurle in natura una volta fuori pericolo. Questi sono gli unici centri il cui obiettivo, il ritorno in natura degli animali feriti o in via di estinzione, è in linea con i principi ultimi della legislazione europea sul benessere animale.

Chiediamo invece la chiusura immediata di tutti gli zoo e i centri di cattività nei quali non sia garantito il benessere degli animali, che siano sanzionati economicamente e penalmente coloro che sopprimono animali in cattività e che sia vietato l’acquisto di animali catturati liberi.

Chiediamo inoltre che a coloro che sono stati condannati penalmente sia vietato continuare ad espletare le loro mansioni a contatto con altri animali.

Chiediamo che gli animali trattenuti in centri il cui fine ultimo è il rilascio in libertà, siano mantenuti nelle condizioni ideali a tale scopo, evitando qualunque modalità di detenzione che impedisca la reintroduzione in natura, come ad esempio potrebbe essere l’esposizione prolungata al pubblico.

Chiediamo che nel caso di “detenzione permanente” riguardante gli animali cosiddetti “irrecuperabili” che per validi motivi non possono essere rimessi in libertà, le condizioni di vita siano tali da assicurare il rispetto delle loro necessità e di loro stessi in quanto esseri senzienti (art.13 Trattato UE)

Chiediamo, infine, che appositi Comitati di controllo si facciano garanti della effettiva necessità di detenzione delle specie animali.


Granted that the European law, promoted by the Action Plan for the well-being of animals 2006-2010, is one of the most advanced.

Granted that the Directive of the Council 1992/22/EC on the ”Preservation of zoo animals” allows to confine animals in zoos only in order to: participate to results of the research with the aim of the conservation of the species and/or the exchange of information on the preservation of the species and/or the reproduction in captivity; train and sensitize the public opinion on the preservation of biodiversity; keep animals in a way to satisfy their biologic demands and guarantee their preservation; prevent the escape of animals and the intrusion of external parasitic;

Granted that the status of animals captivity damages their health, causing states of alteration of their typical aspects, their nutrition, keeping them in smaller places with different climates from the one they are used to live.

Granted that a 2011 report written by the Born Free Foundation says: ”an average of 13% of species in European zoos have been classified as threatened“ and they are in the red list of threatened species of the International Union for the preservation of Nature.

In conclusion, granted that a lot of psychologies are convinced that there are negative pedagogic valences of the use of animals in circus and zoos

WE ASK THAT

the European Parliament, in particular the Environment Council, promotes a new law on the ”Preservation of zoo animals” as the previous one was made 15 years ago.

In particular we ask to increase the value of the centers of cure, of recolonization and the reintroduction to the savage status, which look to save threatened species with the aim of their reintroduction in nature. These are the only centers which have their aims tuning with the European law on the animals well-being.

On the other hand we ask for the closure of every zoo and activity center in which the well-being of animals is not guaranteed, that everybody who kills animals in captivity will be punished criminally and economically end that the sell of free animals will banned.

We ask that animals - which are detected in center of cure in order to be reintroduced to the savage status - can benefit of ideal conditions of life, avoiding for exampl, an overexposure to spectators.

We ask that hopeless animals - which were judged as impossible to be reintroduced to the savage status – can be kept in a way to satisfy their biologic demands and guarantee their preservation. (art 13 – EU Treaty)

In conclusion, we ask that special Vigilance Committees provide a guarantee of the real need of animals detention.

OUT OF FASHION - Rainforest Action Network Campaign Against the Fashion



L'industria della moda ha un sporco segreto - le foreste pluviali di tutto il mondo sono state distrutte, trasformate in polpa che viene utilizzata per creare i tessuti che indossiamo ogni giorno.




Per produrre tessuti come rayon e viscosa, le foreste pluviali vengono abbattute per far posto a piantagioni di monocoltura. Gli alberi della foresta pluviale e delle piantagioni vengono tagliati e vengono lavorati tramite un processo incredibilmente tossico per creare ciò che è noto come la dissoluzione della polpa, un materiale bianco soffice che viene ridotto in fili e tessuto in stoffa. Tale tessuto viene utilizzato da aziende globali - tra cui Gap, Forever 21, Prada, Louis Vuitton, e tante altre - per creare i vestiti che indossiamo ogni giorno.

Queste foreste - in Indonesia, Canada, Brasile ecc. ecc. - ospitano specie minacciate in modo critico, tra cui l'orango, il rinoceronte, ed altre ancora. Esse forniscono i mezzi di sussistenza vitali per le comunità indigene e sono una parte fondamentale della nostra difesa contro il cambiamento climatico.

Rainforest vuole fermare la distruzione per il tessuto. Ecco perché RAN lancia questa campagna contro le multinazionali della moda, per richiedere all'industria della moda l'impegno ad utilizzare materiali rispettosi della foresta e dei suoi abitanti.


Nei prossimi mesi chiederemo alle aziende di unirsi a noi e di impegnarsi a rimuovere la distruzione della foresta pluviale dalle loro catene di approvvigionamento. Stiamo anche chiedendovi di aiutarci ad informare amici e parenti su questa importante questione. Faremo eventi creativi, divertenti e azioni taglienti durante la protesta, e vogliamo che voi facciate parte dell'azione.

Per le Foreste!


Christy Tennery-Spalding

Rainforest Action Network

FONTE 

martedì 26 agosto 2014

Condannata dalla miniera: Máxima è innocente! - Appello di Salviamo la Foresta

Máxima Acuña Chaupe accanto alla laguna (Foto: Jorge Chávez Ortiz)
"In Perù, un giudice ha sentenziato per Máxima Acuña Chaupe due anni e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di un'ammenda di 5.500 soles (circa 2.400 Euro) a favore della mineraria Yanacocha, per presunta usurpazione di terre. Firmate oggi stesso la petizione per porre fine alla violenza e la persecuzione contro Máxima, che difende la terra
Grazie per la solidarietà nei confronti di Máxima e per la diffusione che farete di questa azione

Saluti cordiali

Elisa Norio
Salviamo la Foresta"
____________________

Approfondimenti:
"La miniera Yanacocha, la più grande in America Latina, impone il suo progetto Conga incurante dei diritti delle popolazioni, come nel caso di Máxima Acuña Chaupe, donna peruviana di Cajamarca, che vive con la sua famiglia nelle terre ambite dalla miniera.

Máxima, suo marito e le sue figlie si dedicano all'agricoltura e alla pastorizia, coltivano fave e patate che vendono al mercato locale. Con i frutti del loro lavoro, hanno costruito una piccola casa nella quale vivono umilmente educando le loro figlie.

La terra non si vende

Da 10 anni, Máxima Acuña e la sua famiglia si rifiutano di vendere le loro terre. Per questo motivo sono stati aggrediti brutalmente dal personale della miniera che è entrato nella loro proprietà ed ha distrutto la loro casa vicino a Laguna Azul. Máxima è stata colpita, trascinata a terra, la sua terra invasa, i suoi cagnolini e le pecore uccisi. La famiglia Acuña Chaupe è rimasta all'addiaccio a Jalca, e con la solidarietà di amici e familiari ha ricostruito la propria dimora. In seguito sono stati denunciati dalla compagnia mineraria e ora condannati.

E come se non bastasse, dopo la sentenza di condanna, l'8 agosto del 2014 la Miniera Yanacocha ha presentato nuove denunce contro la famiglia Chaupe alla Procura di Celendían, per usurpazione dello stesso territorio di Tragadero Grande. Nonostante la legge peruviana impedisca che una persona venga processata due volte per lo stesso reato, il Pubblico Ministero di Calendín ha accolto le denunce, nonostante sappia benissimo che esiste una prima sentenza in merito.

Per favore, firmate oggi stesso la lettera che trovate a destra, completando anche gli spazi sottostanti. La vostra firma si aggiunge alla lettera che verrà consegnata prossimamente alle autorità peruviane competenti, da parte della Red Latinoamericana de Mujeres.

venerdì 22 agosto 2014

Macellazione rituale per Gadhimai - Nepal - Campagna di Igualidad Animal



Come sapete, Animal Equality sta lavorando instancabilmente per ottenere l'abolizione del più grande sacrificio di animali del mondo in Nepal al Gadhimai festival, in programma a novembre. Siamo entusiasti di annunciare che grazie alla petizione ed alle donazioni ricevute abbiamo ottenuto questa grande vittoria.

Questo sviluppo è un successo per bufali, pecore, capre e uccelli in pericolo perché la maggior parte di coloro che frequentano il festival dall'India, non potranno portare un animale da sacrificare al tempio della dea Gadhimai in Nepal. In questo modo circa 250.000 animali sono stati salvati dalla macellazione dal sostegno dell'India.

Questo è un grande risultato, ma resta l'obiettivo più importante: dobbiamo convincere il governo nepalese a vietare la macellazione per sempre. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per farlo, quindi ti chiediamo per favore di firmare la petizione invitando le autorità nepalesi a vietare la macellazione.

Il divieto della macellazione del Nepal può salvare milioni di animali che soffrono di una morte terribile e dolorosa. Per loro, dobbiamo farlo!

Con il vostro aiuto, possiamo fermare l'uccisione!

http://stopsacrificios.org/


Javier Moreno - Coordinatore Internazionale di Animal Equality