lunedì 6 aprile 2015

Pesci - G.B.

Ancora vite mercificate, allevate per essere uccise a scopo alimentare umano, allevamenti intensivi anche per gli animali acquatici, piscicoltura, ittiocoltura, acquacoltura rappresentano la nonvita per i pesci, allevati in milioni di individui con poco spazio vitale, in vasche puzzolenti in mezzo agli escrementi di milioni di esseri simili ottenuti con tecniche che poco hanno a che fare con l'essere naturali.
Animali con cui è difficile empatizzare ma che vogliono vivere e godere delle acque di questo pianetino che stiamo inquinando  in tutti i modi possibili rendendocelo inospitale e insalubre.
Animali senzienti, altrimenti non eviterebbero di andarsi a spiacciccare contro le rocce o sui fondali dei mari, o non scapperebbero in presenza di predatori.
Animali diversi da noi che condividono con noi questo "passaggio" sul pianeta terra.

Sugli allevamenti intensivi di pesci riporto questi brani tratti da Se Niente Importa - Jonathan Safran Foer:
"Per dirla in parole povere, queste sei fonti di sofferenza per il salmone (e per qualsiasi altro pesce in allevamento intensivo. N.d.r.) sono: 1. acqua così sporca da rendere difficoltosa la respirazione; 2. affollamento così intenso che gli animali cominciano a cannibalizzarsi a vicenda; 3. manipolazioni così invasive che lo stress è tangibile a livello fisiologico il giorno successivo; 4. interferenze da parte degli addetti e di altre specie animali; 5. carenze alimentari che indeboliscono il sistema immunitario; 6. incapacità di formare una gerarchia sociale stabile, da cui si innescano ulteriori cannibalismi." 
e ancora:
"Una fonte di sofferenza rilevante per il salmone (o per qualsiasi altro pesce in allevamento intensivo. n.d.r.) ed altri pesci allevati in acquacoltura è l'abbondante presenza di pidocchi marini che proliferano nell'acqua sporca. Questi pidocchi provocano lesioni che arrivano a scarnificare la testa fino all'osso, un fenomeno così diffuso che nell'industria è noto come <corona mortuaria>. Un singolo allevamento di salmone genera frotte di pidocchi marini in quantità trentamila volte superiori a quanto si verifica in natura." 
Questo con conseguenze negative sulla vita nei mari e più in generale nelle acque.

Quando il "pescato" del posto si esaurisce ed i mari sono ormai privi di vita, si provvede procurare il "pescato" altrove, in paesi lontani. Si provvede a sopprimere, a congelare e ad importare pesci per lo più dall'Asia.
Ciò comporta crimini contro le vite dei poveri pesci, verso noi stessi per la distruzione di habitat difficilmente recuperabile se sotto continuo stress, e contro il pianeta che ci ospita, perchè i trasporti inquinano checchè se ne dica.

Massacri, morti atroci, schiacciati e asfissiati, spersonalizzati anche nella "non conta" degli individui perchè conteggiati al chilo. Penso e sento l'estrema ingiustizia che li colpisce e che cercano di evitare divincolandosi e fuggendo fino all'ultimo respiro.
Ci dimentichiamo troppo spesso di loro a causa dell'elemento che li ospita, per il loro modo di vivere e comunicare estremamente diversi dai terrestri fuor d'acqua.
Non hanno voce. Ma non per questo non comunicano tra loro.
Perchè allora cibarsene?
Perchè allevarli o strapparli al loro habitat?
E' proprio necessario continuare ad uccidere e ad allevare per uccidere a scopo alimentare e di lucro?
Dominio: ci è proprio così difficile rinunciarvi?


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